lunedì 25 aprile 2011


Berlino, Berlino, Berlino. Questa città  permeata dal nuovo, il moderno. Reso e creato dall’evidente volontà di rinascere dalle proprie ceneri. Progetti architettonici arditi, nuovi. Scelte urbanistiche, paesaggistiche innovative. Ma in tutta la sua modernità è pervasa da un senso di malinconia, percepibile da tutti quegli stralci del suo passato che la costellano in ogni dove.

Frammenti del famoso Muro che si trovano casualmente nelle piazze, agli angoli delle strade, a terra come appena caduti. Statue, edifici o enormi monumenti. I Berlinesi non dimenticano e non rinnegano la loro storia, anzi non perdono occasione per ricordarla.

Potremmo imparare molto da loro.

Quello qui sopra é l'Holocaust-Mahnmal (Monumento dell'Olocausto in Europa, arch. Peter Eisenman). Parrà strano cominciare da uno spazio come questo per trattare di giardini contemporanei, ma proprio questo luogo è ciò che più mi ha colpito di questa splendida città.


Dirigendosi verso Pozdamer Platz dalla Porta di Brandeburgo si costeggia l'enorme Parco, polmone della città, ed improvvisamente, quasi senza rendersene conto si giunge in questo enorme vuoto tra gli edifici, che poi vuoto non è. La gigantesca piazza è costellata da 2711 blocchi in calcestruzzo grigio, di   differenti altezze, ma collocate in una maglia perfettamente ortogonale.


Chiunque è portato ad addentrarvisi e le reazioni che ne derivano sono molto varie. Chi ne comprende il significato si aggira silenzioso tra i monoliti, bambini e ragazzi corrono giocando a nascondino e le loro risate riecheggiano nell'aria, alcuni cercano di arrampicarsi su quelli più bassi, un senso di claustrofobia può cogliere coloro che in questi angusti spazi si sentono costretti o molto toccati.
A me personalmente questo luogo ha trasmesso un senso di tristezza mista a meraviglia, brividi per il forte significato che vi sottende, ma anche una sorta di pace interiore.
Camilla